Vale quasi 50 milioni l’export agroalimentare marchigiano negli Stati Uniti, circa l’8% delle vendite complessive del sistema regionale. Un mercato che i dazi decisi da Trump – vale a dire un ulteriore 10% rispetto al 10 già presente e dunque una imposta che sale al 20% – potrebbe ridimensionare. Preoccupazione che è già stata espressa dal settore vinicolo, dove gli Stati Uniti rappresentano il 5% delle esportazioni ed un 10% in valore. Ma preoccupazione che si ritrova ovviamente anche negli altri segmenti dell’agroalimentare regionale.
A livello provinciale è Ancona che detiene il maggior peso nelle esportazioni verso il paese a stelle e a strisce per 15,4 milioni di euro, seguita da Ascoli Piceno con 13,3, Macerata con 10,6 milioni, Pesoro Urbino con 7,8 e Fermo con 1,5 milioni.
Sul tema Confagricoltura Marche si unisce al pensiero del presidente nazionale Massimiliano Giansanti che ha sottolineato il fatto che “come Italia usciamo sicuramente penalizzati dall’introduzione dei dazi da parte degli Stati Uniti, in particolar modo per quanto riguarda i prodotti di fascia media: penso ad alcuni vini, all’olio d’oliva, alla pasta e ai sughi pronti. La risposta – ha aggiunto – non può che essere unitaria, europea, convinta. Fondamentali le misure previste per sostenere i settori più colpiti. Non dimentichiamo, infatti, che rischiamo anche un massiccio riversamento di prodotti da altri Paesi che subiranno le tariffe americane, per esempio la Cina”.