Vendemmia 2024: nell’Ascolano dal 30 al 50 % di uva in meno

Carlo Ciabattoni: “prendiamo schiaffi dal clima ed il mercato è stanco"
Attualità
di Giorgia Clementi

Troppa poca pioggia e stagioni che cambiano. Se lo scorso anno, il principale problema per i raccolti nella regione era stato quello della peronospora, quest’anno è soprattutto la siccità  il principale responsabile di un calo medio della produzione che va dal 30 al 50%.

A parlarcene è il consigliere di Confagricoltura di Ascoli Piceno e Fermo Carlo Ciabattoni che, a pochi giorni dal termine, commenta l’andamento della vendemmia 2024 e del settore vitivinicolo regionale.

Cambiamenti climatici e terreni meno fertili

Carlo Ciabattoni, Confagricolura Ascoli

Nella zona dell’Anconetano è piovuto di più rispetto all’Ascolano” – inizia Ciabattoni che spiega come le nevicate e le piogge siano venute a mancare nel periodo invernale: “è caduta meno acqua tra febbraio e marzo e le piante sono andate in sofferenza”.

La siccità è il problema principale e ad essa, si lega anche, la qualità dei terreni: “sempre meno fertili perché, date le piogge e le alte temperature, stanno perdendo capacità di assorbire l’acqua che non va a fondo, e non arriva alle radici”.

La vendemmia iniziata in anticipo, in alcune zone anche la prima settimana di agosto, conta così un calo medio che va dal 30 al 50%, se si guardano le province di Ascoli e Fermo. Un dato posto a metà tra la quantità di uva raccolta in alcune zone più fortunate, dove la riduzione è stata del 30%, e quella raccolta in particolare, nei terreni esposti a sud – est dove, afferma Ciabattoni, la riduzione è stata anche del 70%.

Uva di qualità, ma il mercato?

A rincuorare un po’ gli agricoltori, vi è d’altro canto, la qualitàquest’anno eccellente del prodotto”. “Nonostante la scarsa produzione – afferma – il prodotto è di ottima qualità, sia nel bianco che nel rosso. Il problema, dal punto di vista economico, è che la qualità non compensa la quantità”.

Il mercato pare infatti andare a rallentatore, sia per “la minore disponibilità economica delle persone”, che per “l’attacco che si sta facendo al mondo del vino”.

Stiamo vivendo un momento particolare – commenta Ciabattoni. L’agricoltura accusa la mancanza di acqua e le vendite vanno a rallentatore. Gli agricoltori prendono schiaffi dal clima e dal mercato”. A questo, si unisce anche la tendenza, nella Regione, a far entrare altre denominazioni, spesso scelte dai consumatori al posto delle denominazioni di origine locali.

Ripartire dalla cultura, il vino come alimento

La via suggerita da Ciabattoni è così quella della cultura. “Ripartire dalla scuola – conclude – insegnare il vino come un alimento al pari del pane e della pasta, e l’attività dell’agricoltore come un mestiere con un valore sociale, che va al di là del prodotto”.

Del resto, il vino accompagna l’uomo dall’antichità. Il concetto stesso di “cultura del vino”, come ricordato dallo scrittore Stefano De’ Siena è stato coniato per designare un compendio piuttosto vasto che travalica le singole abitudini di consumo: “dietro al vino c’è la sublimazione del rapporto con il territorio ed il paesaggio, il rapporto tra l’uomo e la natura”, in grado di trasformare le società e far circolare le idee.

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Tags: Carlo Ciabattoni, Confagricoltura Ascoli, in evidenza, Vendemmia, vino

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